La commozione di un migliaio di amici e 150 moto per l'addio a Gianni / FOTO-VIDEO

TERAMO – Le campane a distesa nella giornata del Corpus Domini sembravano voler salutare anch’esse quel personaggio molto amato dalla gente comune che si chiamava Gianni Mazzarulli. A giudicare dalla folla che non è voluta mancare ai suoi funerali, nonostante la domenica e il caldo tornato prepotente, il valore dell’apprezzamento nei suoi confronti è il miglior viatico che potrà consolare la moglie Carmelita e il figlio Lorenzo. L’applauso di un migliaio di persone, misto al rombo di 150 motori che hanno accompagnato il feretro all’uscita dalla Cattedrale hanno reso bene l’idea dell’affetto e della stima per una persona sì qualunque, ma sempre presente semmai ce ne fosse stato bisogno. «L’amico Gianni», come lo ha salutato anche don Aldino nella sua omelia e nella benedizione con l’incenso, resterà sempre nel ricordo di tutti con quel sorriso circondato dal suo pizzo, sinonimo di socievolezza e altruismo. Teramo si è fermata in silenzio alle nove e mezza di questa mattina. Eppure, fuori della Cattedrale c’erano decine e decine di motociclette, la sua passione. Come se non soltanto i loro centauri in sella volessero rendere omaggio a Gianni, ma anche esse stesse far compagnia a quella stupenda Honda Cbr, la preferita da Gianni tra le sue ‘figlie’, sola ai piedi della scalinata del Duomo. Momenti di grande commozione, in una Cattedrale stracolma e in una piazza Orsini attonita e piangente, quando la salma è uscita avvolta nella bandiera blu della Federazione motociclistica italiana e quella pettorina viola dei "Technical Check", quasi beffarda, che avrebbe indossato al mondiale Superbike di oggi, ma dove purtroppo non è mai arrivato. C’erano anche altri suoi colleghi commissari di gara, che nonostante il mondiale, non hanno voluto mancare all’ultimo saluto. Un cuore di rose bianche e rosse e l’immancabile foto con il suo bassotto Lapo, "el… can…", come era solito scherzare Gianni. E le ‘sue’ moto, quelle dei suoi amici del motoclub, giunti da ogni angolo d’Abruzzo, lo hanno scortato per il corso San Giorgio, davanti all’edicola del suo amico Gianni, dove potevi incontrarlo ogni giorno, e sotto ai suoi uffici del Comune, per accompagnarlo fino al camposanto di Cartecchio. Qui un lungo tributo di clacson e sgassate lo hanno salutato per l’ultima volta, prima della sepoltura nel padiglione 25, quello che da oggi sarà il suo paddock, accanto a sua madre.